Pieve a Elici

L’origine di questa Pieve è avvolta nelle tenebre dell’alto Medioevo. Un gioiello arrivato intatto fino ai nostri giorni dopo secoli di ampliamenti, distruzioni e rifacimenti. I restauri compiuti all’inizio del ‘900 liberarono la chiesa dalle deturpazioni che il cattivo gusto e l’ignoranza le avevano causato, sicché oggi noi possiamo ammirare l’antica opera restituita in tutta la sua primitiva bellezza e austerità.
Il visitatore che ne varchi la soglia, non può sottrarsi all’arcano fascino che si sprigiona dalle navate di questo Tempio. Degne di nota: il Fonte Battesimale a immersione, ricostruito con il vecchio materiale sul suo originale tracciato. Un magnifico Trittico in marmo spicca in fondo alla navata mediana, al disopra dell’altare maggiore.
Le figure del Trittico rappresentano una Madonna con Bambino al centro, San Pantaleone nell’edicola di destra e San Giovanni Battista in quella di sinistra. Gli altari laterali sono sormontati da due magnifici affreschi: una Madonna con Bambino ed una Crocifissione, che risalgono rispettivamente al XIII e al XVII secolo.
Il primo, opera di chiara fattura romanica, è uno dei pochissimi affreschi, tutt’ora esistenti, della fine del XIII secolo. L’altro, un autentico capolavoro, attribuito dalla maggior parte degli studiosi a Guido Reni. Importante è anche il campanile con merli Ghibellini. Alto 29 metri, venne eretto nel secolo IX come torre di guardia e di avvistamento (all’epoca il mare giungeva quasi alle falde della collina).
Nel XII secolo fu trasformato in torre campanaria.